il casco da bici
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il casco da bici
IL CASCO DA BICI
I caschi sono accessori che salvano la vita e proteggono dalle conseguenze più temibili di cadute ed incidenti: i traumi cranici.
Se tutti i ciclisti portassero caschi adatti, il numero degli incidenti mortali si abbasserebbe bruscamente.
Per questo motivo, negli ultimi anni lo stato ha cominciato campagne informative ed educative per spingere tutti i ciclisti ad indossare i caschi, in modo da abbassare i costi in termini di vite umane, ma anche di assistenza, che tutti gli anni, sopratutto in estate lo stato è obbligato a sostenere. A partire dall´educazione stradale nelle scuole elementari, fino alle pubblicità dedicate ad un pubblico di adulti, i caschi vengono presentati non più come accessori, ma come parte integrante della attrezzatura di ogni ciclista.
Per una volta, insomma, si sono voluti prendere ad esempio i paesi del nord Europa dove i caschi per le biciclette vengono portati da tutti, senza alcuna distinzione di età. Visti gli ottimi risultati ottenuti in quei paesi in termini di riduzione degli incidenti con gravi conseguenze, si è giustamente pensato di adottare quel modello e di applicarlo, pur con gli adattamenti del caso, all´Italia.
l´Italia è uno dei paesi con il più alto numero di cicloamatori, che sopratutto al sabato ed alla domenica amano prendere le proprie biciclette da corsa e pedalare sulle strade di montagna. Per questo motivo, dunque, è opportuno fare un distinguo rispetto ai paesi del nord Europa, dove la bicicletta non viene quasi usata al di fuori del contesto cittadino.
L´importante, in ogni caso, è scegliere i caschi giusti, a seconda dell´uso che si fa della bicicletta e delle proprie necessità.
Scegliere i caschi da bici è una operazione tutt´altro che facile, sopratutto se si tratta del primo acquisto di questo tipo.
Innanzi tutto, si deve fare una distinzione tra i caschi da corsa ed i normali caschi da bicicletta.
Come è facile immaginare, i caschi studiati per le biciclette da corsa hanno caratteristiche totalmente diverse rispetto a quelli studiati per un uso normale. I caschi per le biciclette da corsa si portano, in genere, per lunghi periodi di tempo, così che la comodità, la traspirazione e la leggerezza diventano caratteristiche irrinunciabili e determinanti per l´acquisto. Il problema è che proprio queste caratteristiche hanno un cattivo influsso sulla robustezza dei caschi, che tra fori per i flussi d´aria, forme aerodinamiche e risparmi di materiale per non aumentare il peso totale, vengono resi più fragili. In realtà questo è vero solo a metà, perché non è automatico che i caschi per bici da corsa siano fragili, perché altrimenti tutti i ciclisti sarebbero esposti al rischio di veder rompersi il proprio casco in una delle non rare cadute. La verità è che i caschi da corsa devono essere di grande qualità per poter garantire un connubio di sicurezza, aerodinamicità e leggerezza.
I normali caschi, invece, devono soddisfare meno necessità e per questo hanno materiali meno pregiati, forme meno aerodinamiche, ma sopratutto peso e costi molto diversi da quelli da corsa.
Per i cicloamatori la scelta cadrà sicuramente su un casco da corsa. Nello scegliere è opportuno seguire alcune semplici indicazioni.
Prima di tutto si dovrebbero privilegiare i caschi prodotti attraverso il processo chiamato "Fusion In-Mold Microshell", che indica che la schiuma protettiva viene iniettata direttamente nello stampo in cui si trova la microcellula. Questa procedura permette una migliore aderenza dei due materiali e dunque maggiore robustezza dei caschi. Inoltre, le normative prevedono che il casco debba essere "round e smooth", che sta a significare che deve seguire il più possibile il profilo della testa e quindi non avere linee innaturali che complicherebbero la calzata e dunque l´aderenza alla testa in caso di impatto. Il peso dei caschi non è secondario, ma è del tutto soggettivo, perché diversamente tollerato dai vari ciclisti. In ogni caso, comunque, maggior peso non significa maggiore sicurezza.
Nello scegliere i caschi, si dovrebbe sempre e comunque provarli, perché il confort per un accessorio che si tiene in testa per ore è basilare. Il cinturino dovrebbe essere facile da chiudere ed altrettanto facile da aprire, ma non troppo, per evitare che si slacci da solo durante la nostra biciclettata. Punto fondamentale sono le certificazioni, che ci dicono se un casco segue le normative comunitarie o meno. Se il casco è omologato sull´eticetta (posta solitamente sulle fibbie di allaccio) troveremo una "E" e a seconda dei casi anche "Snell" o "CPSC", che sono istituti di omologazione e indicano dunque che il prodotto è testato e sicuro.
Se lo è, vuol dire anche che la vista laterale e frontale non è ostacolata, che c´é posto per mettere gli occhiali e che sono stati superati tutti i test in condizioni di stress meccanico o di urto. Per i normali caschi da bambino è meglio puntare su caschi che scendono sulla nuca, perché offrono maggiore protezione e non ci si deve curare del peso eccessivo per il troppo materiale.
Le ditte che producono ottimi caschi sono tante, ad esempio, Bell, Giro, Limar, Briko. Questi nomi sono certamente noti ai più, perché li si vede in occasione di ogni corsa a tappe o ogni classica del ciclismo.
USO CORRETTO DEL CASCO
FAQ - Domande e risposte sul casco per ciclisti
Di cosa devo tener conto al momento dell’acquisto di un casco?
Tutti i caschi devono soddisfare i requisiti di sicurezza richiesti dalle norme europee EN 1078. Ciò è il caso se il casco è munito dell’apposita etichetta. Al momento dell’acquisto bisogna provare il casco e badare che calzi bene, che non stringa e che non sia lento.
Quando devo sostituire il mio casco?
Il casco va sostituito se dopo una caduta ha subito un colpo forte. Ogni urto danneggia il materiale in modo tale da non garantire più una sufficiente protezione. Un casco vecchio non protegge più come uno nuovo. Con l’andare degli anni, il calore, il sole, la pioggia, il sudore e le vibrazioni pregiudicano l’effetto protettivo del materiale. Un casco molto usato dovrebbe perciò essere sostituito dopo 5 anni circa.
Come curo il mio casco?
Le parti interne ed esterne del casco vanno lavate con acqua e sapone.
Non vanno usati solventi perché questi attaccano la calotta sintetica e la danneggiano.
A partire da quale età i bambini devono usare un casco bici?
Dal momento in cui vanno da soli in bicicletta o se vengono trasportati nel seggiolino, nel rimorchio o sulla trailer-bike.
Nei negozi specializzati sono in commercio caschi per bambini già da una circonferenza cranica di 44 cm.
Importante: i pediatri consigliano l’uso del seggiolino per bici solo a partire dal momento in cui il bambino ha compiuto un anno.
Esiste una lista con caschi testati dall’upi?
Questa lista non esiste più perché oggi tutti i caschi per bicicletta devono soddisfare i requisiti di sicurezza
richiesti dalla norma europea EN 1078.
Talvolta i media mettono in dubbio l’utilità del casco per ciclisti. Sorge quindi spontanea la domanda: il casco va portato o no?
La risposta è sì. Il casco va portato anche per brevi tragitti. Da ricerche internazionali è infatti emerso che in caso di urto il casco può ridurre notevolmente il rischio di lesioni alla testa. L’effetto protettivo del casco non viene messo in discussione dagli esperti.
È vero che a livello internazionale sono in corso studi volti a chiarire questioni specifiche riguardo all’utilità del casco (quali caratteristiche costruttive permettono di ridurre quali lesioni e in quale misura?). Queste ricerche permettono di migliorare costantemente l'efficacia dei caschi. Non va quindi dato credito alle notizie diffuse occasionalmente dai media, secondo cui l’utilità del casco non è ancora del tutto dimostrata per questi aspetti specifici.
Qual è l’efficacia del casco?
Il casco non va in ogni caso considerato una «polizza assicurativa sulla vita».
Ricerche condotte sul piano internazionale evidenziano un effetto protettivo variabile. Che un casco riduca il rischio di ferite alla testa dell’88%, del 65% o anche solo del 50% (per citare solo alcune cifre) e se sia più efficace contro le commozioni cerebrali o le fratture craniche sono fattori secondari a livello di prevenzione, pur essendo rilevanti per la ricerca. L'aspetto più importante è che il casco permette di ridurre il rischio di lesioni alla testa, un dato di fatto pienamente assodato.
Sulla base di vari studi l’upi considera che il casco permette di ridurre del 70% il rischio di ferite gravi alla testa.
L'upi ha calcolato che se tutti i ciclisti in Svizzera portassero il casco si potrebbero evitare ogni anno 20 decessi
e 1000 casi di ferite alla testa.
A intervalli regolari i mass media riportano notizie di ciclisti gravemente feriti nonostante portassero il casco.
A cosa serve allora il casco? Il casco non può proteggere il ciclista da ogni tipo di ferita grave.
1) In linea di massima il casco protegge solo la testa. A volte però l’urto e la dinamica dell'incidente sono tali che il ciclista si ferisce ugualmente alla testa. Grazie al casco, però, le lesioni possono risultare meno gravi o non essere fatali.
2) Solo un casco regolato bene offre una protezione efficace.
Purtroppo molti ciclisti non regolano il casco in modo ottimale.
Tra i bambini, poi, la percentuale di coloro che non regolano correttamente il casco è altissima.
3) I ciclisti sono molto vulnerabili perché non hanno una carrozzeria che li protegge. La testa non è l’unico punto sensibile.
Un incidente può causare anche ferite gravi in altre parti del corpo.
Non è giusto che i ciclisti debbano portare il casco, sono soprattutto le auto a essere pericolose!
La statistica svizzera degli incidenti della circolazione evidenzia che nel 70% dei casi le ferite gravi riportate dai ciclisti sono causate da una collisione, per lo più con un’auto (e non sempre la colpa è del conducente). D’altro canto, però, un quarto dei ciclisti con ferite gravi o mortali subisce un incidente senza il coinvolgimento di terzi. In realtà la quota degli incidenti senza coinvolgimento di terzi è sicuramente più elevata: in molti casi infatti è più semplice andare dal medico senza chiamare la polizia. Per i ciclisti, quindi, gli «altri» utenti della strada possono essere pericolosi, ma non solo. Comunque sia, in caso di collisione con un veicolo le ferite riportate sono spesso più gravi rispetto agli incidenti senza coinvolgimento di terzi.
La sicurezza dei ciclisti non va incentivata anche con altre misure, oltre al casco?
Sì, certo. Nel 2005 l’upi ha condotto un'indagine su ampia scala degli incidenti della circolazione con coinvolgimento di ciclisti.
Ha determinato e valutato i fattori di rischio fondamentali per questi utenti della strada, esaminato le possibilità di prevenzione degli incidenti e formulato consigli concreti per una prevenzione basata su dati scientifici. Stando all’upi, le misure più efficaci per migliorare la sicurezza dei ciclisti sono:
interventi infrastrutturali sulle strade urbane (migliorie alle intersezioni e nella rete) ed extraurbane (corsia ciclabile, ciclopista)
per ridurre le probabilità di collisione
gestione della velocità supportata da accorgimenti edili, giuridici ed educativi per promuovere una velocità adeguata nel traffico motorizzato
miglioramento delle proprietà dei veicoli a motore in caso di collisione
introduzione dell’obbligo istituzionalizzato dei corsi di educazione stradale dal 1° al 9° anno scolastico, con esame finale per ciclisti allo scopo di incentivare uno stile di guida difensivo
promozione dell’uso del casco da ciclista con campagne di sensibilizzazione e valutazione dell’obbligatorietà del casco per i bambini
combinazione di misure repressive ed educative rivolte a conducenti di veicoli a motore e ciclisti per migliorare la comprensione reciproca e l’osservanza delle norme della circolazione importanti ai fini della sicurezza.
I caschi sono accessori che salvano la vita e proteggono dalle conseguenze più temibili di cadute ed incidenti: i traumi cranici.
Se tutti i ciclisti portassero caschi adatti, il numero degli incidenti mortali si abbasserebbe bruscamente.
Per questo motivo, negli ultimi anni lo stato ha cominciato campagne informative ed educative per spingere tutti i ciclisti ad indossare i caschi, in modo da abbassare i costi in termini di vite umane, ma anche di assistenza, che tutti gli anni, sopratutto in estate lo stato è obbligato a sostenere. A partire dall´educazione stradale nelle scuole elementari, fino alle pubblicità dedicate ad un pubblico di adulti, i caschi vengono presentati non più come accessori, ma come parte integrante della attrezzatura di ogni ciclista.
Per una volta, insomma, si sono voluti prendere ad esempio i paesi del nord Europa dove i caschi per le biciclette vengono portati da tutti, senza alcuna distinzione di età. Visti gli ottimi risultati ottenuti in quei paesi in termini di riduzione degli incidenti con gravi conseguenze, si è giustamente pensato di adottare quel modello e di applicarlo, pur con gli adattamenti del caso, all´Italia.
l´Italia è uno dei paesi con il più alto numero di cicloamatori, che sopratutto al sabato ed alla domenica amano prendere le proprie biciclette da corsa e pedalare sulle strade di montagna. Per questo motivo, dunque, è opportuno fare un distinguo rispetto ai paesi del nord Europa, dove la bicicletta non viene quasi usata al di fuori del contesto cittadino.
L´importante, in ogni caso, è scegliere i caschi giusti, a seconda dell´uso che si fa della bicicletta e delle proprie necessità.
Scegliere i caschi da bici è una operazione tutt´altro che facile, sopratutto se si tratta del primo acquisto di questo tipo.
Innanzi tutto, si deve fare una distinzione tra i caschi da corsa ed i normali caschi da bicicletta.
Come è facile immaginare, i caschi studiati per le biciclette da corsa hanno caratteristiche totalmente diverse rispetto a quelli studiati per un uso normale. I caschi per le biciclette da corsa si portano, in genere, per lunghi periodi di tempo, così che la comodità, la traspirazione e la leggerezza diventano caratteristiche irrinunciabili e determinanti per l´acquisto. Il problema è che proprio queste caratteristiche hanno un cattivo influsso sulla robustezza dei caschi, che tra fori per i flussi d´aria, forme aerodinamiche e risparmi di materiale per non aumentare il peso totale, vengono resi più fragili. In realtà questo è vero solo a metà, perché non è automatico che i caschi per bici da corsa siano fragili, perché altrimenti tutti i ciclisti sarebbero esposti al rischio di veder rompersi il proprio casco in una delle non rare cadute. La verità è che i caschi da corsa devono essere di grande qualità per poter garantire un connubio di sicurezza, aerodinamicità e leggerezza.
I normali caschi, invece, devono soddisfare meno necessità e per questo hanno materiali meno pregiati, forme meno aerodinamiche, ma sopratutto peso e costi molto diversi da quelli da corsa.
Per i cicloamatori la scelta cadrà sicuramente su un casco da corsa. Nello scegliere è opportuno seguire alcune semplici indicazioni.
Prima di tutto si dovrebbero privilegiare i caschi prodotti attraverso il processo chiamato "Fusion In-Mold Microshell", che indica che la schiuma protettiva viene iniettata direttamente nello stampo in cui si trova la microcellula. Questa procedura permette una migliore aderenza dei due materiali e dunque maggiore robustezza dei caschi. Inoltre, le normative prevedono che il casco debba essere "round e smooth", che sta a significare che deve seguire il più possibile il profilo della testa e quindi non avere linee innaturali che complicherebbero la calzata e dunque l´aderenza alla testa in caso di impatto. Il peso dei caschi non è secondario, ma è del tutto soggettivo, perché diversamente tollerato dai vari ciclisti. In ogni caso, comunque, maggior peso non significa maggiore sicurezza.
Nello scegliere i caschi, si dovrebbe sempre e comunque provarli, perché il confort per un accessorio che si tiene in testa per ore è basilare. Il cinturino dovrebbe essere facile da chiudere ed altrettanto facile da aprire, ma non troppo, per evitare che si slacci da solo durante la nostra biciclettata. Punto fondamentale sono le certificazioni, che ci dicono se un casco segue le normative comunitarie o meno. Se il casco è omologato sull´eticetta (posta solitamente sulle fibbie di allaccio) troveremo una "E" e a seconda dei casi anche "Snell" o "CPSC", che sono istituti di omologazione e indicano dunque che il prodotto è testato e sicuro.
Se lo è, vuol dire anche che la vista laterale e frontale non è ostacolata, che c´é posto per mettere gli occhiali e che sono stati superati tutti i test in condizioni di stress meccanico o di urto. Per i normali caschi da bambino è meglio puntare su caschi che scendono sulla nuca, perché offrono maggiore protezione e non ci si deve curare del peso eccessivo per il troppo materiale.
Le ditte che producono ottimi caschi sono tante, ad esempio, Bell, Giro, Limar, Briko. Questi nomi sono certamente noti ai più, perché li si vede in occasione di ogni corsa a tappe o ogni classica del ciclismo.
USO CORRETTO DEL CASCO
FAQ - Domande e risposte sul casco per ciclisti
Di cosa devo tener conto al momento dell’acquisto di un casco?
Tutti i caschi devono soddisfare i requisiti di sicurezza richiesti dalle norme europee EN 1078. Ciò è il caso se il casco è munito dell’apposita etichetta. Al momento dell’acquisto bisogna provare il casco e badare che calzi bene, che non stringa e che non sia lento.
Quando devo sostituire il mio casco?
Il casco va sostituito se dopo una caduta ha subito un colpo forte. Ogni urto danneggia il materiale in modo tale da non garantire più una sufficiente protezione. Un casco vecchio non protegge più come uno nuovo. Con l’andare degli anni, il calore, il sole, la pioggia, il sudore e le vibrazioni pregiudicano l’effetto protettivo del materiale. Un casco molto usato dovrebbe perciò essere sostituito dopo 5 anni circa.
Come curo il mio casco?
Le parti interne ed esterne del casco vanno lavate con acqua e sapone.
Non vanno usati solventi perché questi attaccano la calotta sintetica e la danneggiano.
A partire da quale età i bambini devono usare un casco bici?
Dal momento in cui vanno da soli in bicicletta o se vengono trasportati nel seggiolino, nel rimorchio o sulla trailer-bike.
Nei negozi specializzati sono in commercio caschi per bambini già da una circonferenza cranica di 44 cm.
Importante: i pediatri consigliano l’uso del seggiolino per bici solo a partire dal momento in cui il bambino ha compiuto un anno.
Esiste una lista con caschi testati dall’upi?
Questa lista non esiste più perché oggi tutti i caschi per bicicletta devono soddisfare i requisiti di sicurezza
richiesti dalla norma europea EN 1078.
Talvolta i media mettono in dubbio l’utilità del casco per ciclisti. Sorge quindi spontanea la domanda: il casco va portato o no?
La risposta è sì. Il casco va portato anche per brevi tragitti. Da ricerche internazionali è infatti emerso che in caso di urto il casco può ridurre notevolmente il rischio di lesioni alla testa. L’effetto protettivo del casco non viene messo in discussione dagli esperti.
È vero che a livello internazionale sono in corso studi volti a chiarire questioni specifiche riguardo all’utilità del casco (quali caratteristiche costruttive permettono di ridurre quali lesioni e in quale misura?). Queste ricerche permettono di migliorare costantemente l'efficacia dei caschi. Non va quindi dato credito alle notizie diffuse occasionalmente dai media, secondo cui l’utilità del casco non è ancora del tutto dimostrata per questi aspetti specifici.
Qual è l’efficacia del casco?
Il casco non va in ogni caso considerato una «polizza assicurativa sulla vita».
Ricerche condotte sul piano internazionale evidenziano un effetto protettivo variabile. Che un casco riduca il rischio di ferite alla testa dell’88%, del 65% o anche solo del 50% (per citare solo alcune cifre) e se sia più efficace contro le commozioni cerebrali o le fratture craniche sono fattori secondari a livello di prevenzione, pur essendo rilevanti per la ricerca. L'aspetto più importante è che il casco permette di ridurre il rischio di lesioni alla testa, un dato di fatto pienamente assodato.
Sulla base di vari studi l’upi considera che il casco permette di ridurre del 70% il rischio di ferite gravi alla testa.
L'upi ha calcolato che se tutti i ciclisti in Svizzera portassero il casco si potrebbero evitare ogni anno 20 decessi
e 1000 casi di ferite alla testa.
A intervalli regolari i mass media riportano notizie di ciclisti gravemente feriti nonostante portassero il casco.
A cosa serve allora il casco? Il casco non può proteggere il ciclista da ogni tipo di ferita grave.
1) In linea di massima il casco protegge solo la testa. A volte però l’urto e la dinamica dell'incidente sono tali che il ciclista si ferisce ugualmente alla testa. Grazie al casco, però, le lesioni possono risultare meno gravi o non essere fatali.
2) Solo un casco regolato bene offre una protezione efficace.
Purtroppo molti ciclisti non regolano il casco in modo ottimale.
Tra i bambini, poi, la percentuale di coloro che non regolano correttamente il casco è altissima.
3) I ciclisti sono molto vulnerabili perché non hanno una carrozzeria che li protegge. La testa non è l’unico punto sensibile.
Un incidente può causare anche ferite gravi in altre parti del corpo.
Non è giusto che i ciclisti debbano portare il casco, sono soprattutto le auto a essere pericolose!
La statistica svizzera degli incidenti della circolazione evidenzia che nel 70% dei casi le ferite gravi riportate dai ciclisti sono causate da una collisione, per lo più con un’auto (e non sempre la colpa è del conducente). D’altro canto, però, un quarto dei ciclisti con ferite gravi o mortali subisce un incidente senza il coinvolgimento di terzi. In realtà la quota degli incidenti senza coinvolgimento di terzi è sicuramente più elevata: in molti casi infatti è più semplice andare dal medico senza chiamare la polizia. Per i ciclisti, quindi, gli «altri» utenti della strada possono essere pericolosi, ma non solo. Comunque sia, in caso di collisione con un veicolo le ferite riportate sono spesso più gravi rispetto agli incidenti senza coinvolgimento di terzi.
La sicurezza dei ciclisti non va incentivata anche con altre misure, oltre al casco?
Sì, certo. Nel 2005 l’upi ha condotto un'indagine su ampia scala degli incidenti della circolazione con coinvolgimento di ciclisti.
Ha determinato e valutato i fattori di rischio fondamentali per questi utenti della strada, esaminato le possibilità di prevenzione degli incidenti e formulato consigli concreti per una prevenzione basata su dati scientifici. Stando all’upi, le misure più efficaci per migliorare la sicurezza dei ciclisti sono:
interventi infrastrutturali sulle strade urbane (migliorie alle intersezioni e nella rete) ed extraurbane (corsia ciclabile, ciclopista)
per ridurre le probabilità di collisione
gestione della velocità supportata da accorgimenti edili, giuridici ed educativi per promuovere una velocità adeguata nel traffico motorizzato
miglioramento delle proprietà dei veicoli a motore in caso di collisione
introduzione dell’obbligo istituzionalizzato dei corsi di educazione stradale dal 1° al 9° anno scolastico, con esame finale per ciclisti allo scopo di incentivare uno stile di guida difensivo
promozione dell’uso del casco da ciclista con campagne di sensibilizzazione e valutazione dell’obbligatorietà del casco per i bambini
combinazione di misure repressive ed educative rivolte a conducenti di veicoli a motore e ciclisti per migliorare la comprensione reciproca e l’osservanza delle norme della circolazione importanti ai fini della sicurezza.
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